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“Anonimi” simbolo di Cuba

copertina

Oggi andremo alla scoperta di come si può rifiorire grazie a delle persone, a dei progetti e a delle idee e lo faremo attraverso i racconti dei protagonisti.

Buena Vista il quartiere di Cuba dove in una casa al numero 40, esattamente lì in quel edificio con una linea dipinta sulla porta, negli anni 40 si suonava la musica popolare cubana, Son, Bolero, Danson.

Questa è la storia di alcuni di loro, musicisti dimenticati, ritirati dalle scene da tempo, ma con il fuoco dentro pronto ad ardere.

Il mio amico Nick Goal della “WORLD CIRCUIT RECORD” di Londra, mi chiamò quel giorno:

Nick  “Hey Ray, mi devi raggiungere a Cuba per registrare un disco di musica cubana!”

Sembrava un’ idea fantastica e non era mai stata realizzata prima in queste modalità, accettai e arrivato a Cuba chiedo a Juan di darmi una mano, lui aveva reso un contributo straordinario e fondamentale alla promozione in tutto il mondo della bellezza, della ricchezza, della diversità e vitalità della musica cubana, insomma non potevo trovare direttore migliore di lui.

Quel giorno ero in una stanza piena di persone, maggior parte con età avanzata, li ascoltavo negli anni 60 sulle mie cassette e ora li avo li davanti a me, ancora lì!

Musicisti eccellenti, felici di suonare e pronti a mostrarmi il loro talento ormai dimenticato.

Loro sarebbero diventati i Buena Vista Social Club.

Era il 1996 e in studio iniziava la registrazione di un album che con le sue innovazioni ebbe un impatto incredibile su tutta la musica cubana.

L’album in questione era l’ononimo “Buena Vista Social Club”.

Una delle cose migliore di quel disco era sicuramente una di quelle persone che incontri una sola volta nella vita, vi sto parlando di Ibrahim Ferrer

Sto a San Luis, piccolo paesino di Santiago de Cuba, rimase orfano a 12 anni, questo lo costrinse a diventare musicista di strada per poter sostentarsi, non lasciò mai la musica che lo fece vivere dignitosamente per tutta la vita, ma fu un incontro che rese celebre al grande pubblico la sua meravigliosa voce:

Quel giorno Juan lo andò a cercare Ibrahim e lo trovò sualla porta di casa che stava lustrando le sue scarpe e gli disse “cosa stai facendo” Ibrahim rispose “io? sto lustrando le scarpe”

“Si lo vedo ma ho bisogno della tua voce” scocciato e un pò triste il cantante risponde “lo sai anche tu, non voglio più cantare” Juan sapeva il fatto suo e lo convinse.

Ibrahim non ebbe nemmeno il tempo di prepararsi a farsi una doccia, arrivano agli studi di Egrem e c’erano tutti, Compay Segundo, Omara Portuondo, Eliades Ochoa Pìo Leyva Ruben Gonzalese e in quel momento la magia prese forma, cominciarono a suonare.

Li ascoltai per qualche minuto, dopo di ché decisi che era il momento di registrare, come quella volta che Ibrahim Ferrer cominciò cosi per caso a intonare una melodia che riempiva lo studio, era la splendida “Dos Gardenias”

E poi c”era lei, Omara Portuondo, nata in un quartiere povero dell’Havana, il padre era un giocatore di baseball famosissimo, Omara si innamorò della musica grazie ai duetti che i suoi genitori cantavano insieme dopo pranzo.

Quel giorno c”era anche lei ad intonare una delle canzoni che aveva imparato proprio dal padre, la canzone in questione era “Venite Anos”

E poi c”era lui Compay Segundo, nato nel 1907 in riva all’oceano a Siboney, viveva con suo padre e rimase lì fino all’età di nove anni, non poté andarsene finché la nonna non morì, diceva sempre “finché non muoio mio nipote non può lasciarmi” a cinque anni già le accendeva i sigari, in pratica fuma sigari da sempre Compay Segundo un giorno mi disse “finché avrò sangue nelle vene amerò le donne, perché nella vita le donne ,i fiori e il romanticismo sono quanto c’è di più bello nella vita.

Un ruolo fondamentale nelle sonorità di questo album lo dobbiamo anche a Eliades Ochoa Bustamante 

nato in campagna, cresce con la madre e il padre musicisti del Tres, tipica chitarra cubana con la caratteristica di avere sei corde raggruppate in tre coppie.

Il Tres è caratterizzato da un suono forte e acuto e per Ochoa diventa quasi un compagno di giochi, tanto da non separarsene mai, nemmeno la notte.

Nel 1958 alto come la sua chitarra, suonava già per strada di Santiago de Cuba nel quartiere a luci rosse, ovviamente per guadagnare qualche soldo per lui e la sua famiglia.

Sui tasti d’avorio bianchi scorreva le sue dita velocissime Ruben González nato a Santa Clara nel 1919, a sette anni comincia a suonare il pianoforte, innamorato sin da subito dello strumento continua a studiare fino a diventare un pianista eccellente, prese per anni lezioni private sino a che un giorno per problemi economici della famiglia fu costretto a smettere.

La passione ovviamente era più forte decise così di trasferirsi a Cuba, ma in quel periodo gli vennero molti dubbi perché si ritrovava a competere con numerosissimi pianisti, la sua tenacia lo spinge a studiare a suonare tutto quello che poteva, ma un giorno un uomo di nome Arsenio, direttore di un gruppo già molto conosciuto a Cuba lo sente suonare dalla casa accanto, il pianista del suo gruppo se ne era andato e l’istinto del maestro gli avevano suggerito che quell’uomo era quello giusto, Ruben  ovviamente accettò l’offerta diventando cosi uno dei pianisti più conosciuti sull’isola caraibica.

Quando lo incontrai non sfiorava un piano da dieci anni, dicevano che aveva l’artrite e non poteva suonare, ovviamente non era vero, poteva suonare eccome!

Ruben faceva coppia fissa con quello che è il cuore pulsante di questi generi musicali.

Concentrazione, “orecchio” ma soprattutto la memoria visiva i suoi più grandi pregi, gli bastava dare un’occhiata allo spartito ed era fatta, tutto stampato come inchiostro su carta, lui mi diceva sempre di considerare la musica come un gioco, spaziava tra i generi come un bambino che cambia giostre al parco giochi e questo suo “giocare” diede un contributo incredibile al nostro progetto, a pizzicare le corde di un sensuale contrabbasso c’è Orlando Lopez.

Orlando inizia a suonare sin da piccolo, a undici anni entra nell’orchestra diretta dalla zia, il suo vero desiderio era quello di suonare il violino il contrabbasso gli incuteva timore mi disse un giorno, ma il nonno gli ripeteva che era da generazioni che nella famiglia si suonava quello strumento, quindi avrebbe suonato quello.

A completare la formazione principale dei Buena Vista Social Club c’erano Amadito Valdéz (il timballero), Manuel Mirabal alla tromba e Barbaro Alberto Torres Delgado o meglio conosciuto come (Barbarito Torres) i laude era il suo strumento, una chitarra di origine araba che subendo varie modifiche passando dalla Spagna, arrivò a Cuba dove definì il suo aspetto definitivo.

Tra le voci non possiamo dimenticare Pio Leva, in quei giorni mi stavo rendendo conto che stava avvenendo un miracolo, musicisti straordinari ma sconosciuti al mondo, stavano scrivendo la storia della musica cubana.

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Copertina album “Buena Vista Social Club”

Con un’anima tradizionale ma il cuore e lo sguardo rivolto al futuro, subito dopo l’uscita dell’album vincitore di un Grammy, fecero due concerti ad Amsterdam e al Carnegie Hall di New York tempio dedicato al culto pagano della musica.

Incredibile se ci penso, l’ingiustizia che a causa di eventi storici come la dittatura abbiano costretto artisti di questo calibro a rimanere nell’ombra per tutta la vita.

Ma la vita stessa insegna che non ci sono confini ne barriere e che alla fine di questa fantastica storia i nostri protagonisti con orgoglio, hanno fatto conoscere al mondo la loro cultura.

Ti voglio lasciare con un pensiero…gli applausi e il successo raggiunto, ripagano una vita sacrificata?

la mia risposta è sì, perché nella loro musica c’è e ci sarà per sempre il cuore e l’anima di Cuba.

LINK PER ASCOLTARE IL PODCAST

https://www.spreaker.com/episode/42225414

https://www.spreaker.com/episode/42341745